A Monticchiello non è mai esistito un teatro vero e proprio, in muratura, all’italiana, con palchetti e platea.
A metà anni Sessanta del secolo scorso, il borgo si trovava pienamente coinvolto in quel che alcuni sociologi hanno chiamato “la Grande Trasformazione”: il passaggio alla ‘modernità’, di una società ancora allora in gran parte contadina, mezzadrile, legata per lo più ai lavori della terra. Che qui prese le forme di una profonda crisi: la popolazione del paese si dimezza, mentre lavoro, cultura e tradizioni vanno rapidamente scomparendo. Quelli che per scelta o necessità rimangono iniziano dunque a riflettere sul senso delle trasformazioni che travolgono il loro mondo e le loro identità.
Per cui un paese senza un teatro viene dunque deciso di aggregarsi attorno a un’idea di spettacolo in piazza, con una formula teatrale originale che presto diverrà per il Teatro Povero di Monticchiello un tentativo di ricostruzione collettiva del senso e degli ideali delle proprie vite. Un modo per resistere alla crisi.
Dal 1967 ogni estate siamo in piazza e in scena con il nostro “autodramma”: un’opera che costruiamo assieme, giorno dopo giorno, a partire dalle assemblee della compagnia durante l’inverno e fino alle prove e alle repliche estive.
Oltre cinque decenni di spettacoli in piazza, di progetti culturali e sociali… Volti, voci, visioni, vite intere che ci passano davanti, molteplici generazioni che ancora oggi collaborano a questa avventura. E soprattutto, anni di incontri: questi decenni sarebbero stati davvero poco, infatti, senza la solidale consonanza, l’amicizia, l’aiuto e il reciproco riconoscimento dei tanti che ci sono stati vicini, di quanti hanno percorso con noi parte della strada e coi quali torniamo ogni volta a confluire volentieri, animati da spiriti e valori comuni, idealità, irriverenti divertimenti ed entusiasmi; talvolta, anche, dalle medesime sconfitte.
Leggi tutta la Storia del Teatro Povero di Monticchiello.