Lo spettacolo 1999 del Teatro Povero di Monticchiello ha come titolo Quota 300 e affronta il tema attualissimo della razionalizzazione dell’impiego delle risorse, secondo cui non solo a livello di impresa e di finanza ma anche nel campo sociale e culturale ogni investimento deve sottostare a rigidi criteri di economicità e produttività al punto che, al di sotto di determinate soglie, non è più giustificato erogare anche i servizi più essenziali e, al limite, mantenere in vita comunità troppo esigue. E proprio entro questo orizzonte estremo che si apre la scena: una famiglia, una fra tante, sta abbandonando la propria casa e il proprio paese e, fra l’indispettito e il rassegnato, variamente commenta questo singolare destino intrecciato alle forme della favolistica moderna.
I bambini intenti a fare i compiti ascoltano con curiosità la conversazione e si mostrano diffidenti e perplessi. Allora il nonno si sente autorizzato a raccontare la sua favola antica di Campriano dove un astuto contadino riesce a vendere ad ingordi speziali oggetti miracolosi che scatenano i loro appetiti destinati a restare atrocemente delusi.
Ed è sull’onda di questa ancestrale consapevolezza che gli abitanti del villaggio riescono a disinnescare ogni minaccia facendo balenare davanti ai creduli ministri della modernità il possesso di un oggetto miracoloso (la moderna trombetta dell’antica favola di Campriano) capace di resuscitare i morti e di moltiplicare a piacimento il numero degli abitanti. Naturalmente gli agenti del potere, affascinati, saranno pronti ad accettare ogni richiesta pur di non lasciarsi sfuggire l’affare.
La Favola, così impostata, tocca problemi acuti delle società contemporanee ma anche, maliziosamente, il senso di oltre trent’anni di teatro fatto a Monticchiello. Sarà compito dello spettatore, al di là del piacere del testo e della fascinazione della scena, scegliere la morale che più si attaglia al suo sentimento o ri-sentimento verso la modernità e il Teatro Povero di Monticchiello.