Dopo “La Piazza” che ha rappresentato un’esperienza dirompente e traumatica all’interno della comunità teatrale nel senso che ha infranto tutte le “certezze” e le “abitudini” su cui si basavano gli spettacoli fino ad ora presentati, ecco ora “Sorella Acqua”.
L’interrogativo racchiude un’area di dubbi, speranze, drammi, legati a quello che è il motivo dominante di questo periodo della vita del mondo: la sopravvivenza e la difesa dell’ambiente, per cui l’acqua è l’elemento primario e fondamentale.
Elemento che ha origine nella creazione e nelle dimensioni universali si restringe nell’angustia dello strato contadino.
Il primo atto che si articola in tre quadri, illustra momenti significativi del rapporto uomo-acqua negli anni trenta, quando il mondo contadino doveva ricorrere per cercare di procurarsela, al rito religioso a carattere propiziatorio o al rabdomante, mentre i paesi conoscevano l’arrivo degli acquedotti che scavavano un solco profondo fra la vita delle campagne e nei centri abitati che resta ancora da colmare.
Il secondo atto tocca invece il tema dell’acqua nel presente come elemento di sviluppo capace di ridurre i disagi, l’isolamento e l’emarginazione di queste terre, aprendo orizzonti nuovi: un insieme di bisogni e di speranze che si incarnano in un progetto di diga in Val d’Orcia, lungamente discusso e promesso, ma non ancora realizzato.