La soglia dei quarant’anni inquadra una esperienza così sorprendentemente lunga e vitale, al di là di ogni considerazione sui valori, in una cornice fortemente problematica che si raccoglie in una domanda: è giunto il momento di prendere congedo dal pubblico, oppure quello di salutare l’inizio dei prossimi quaranta?
Ecco allora che “anniquarant’anni” sceglie di interrogarsi attorno a questo grumo problematico col racconto della vita, difficile e talvolta dolorosa ma anche ricchissima di umanità, di una donna che, figlia del vecchio mondo mezzadrile, ha vissuto la sua vita di possibile “contadina” solo sul palcoscenico attraversando l’intera esperienza del teatro povero.
Storia vera questa, raccontata come se una immaginaria macchina del tempo costruisse un lungo sogno fatto di visioni, voci, e ricordi con l’intenzione di dedicare il raggiungimento dei “quaranta” non solo alla protagonista, ma a tutte le donne che, appassionatamente, hanno fatto, insieme agli altri, la “storia” del teatro povero.