Il 6 aprile 1944 si svolge a Monticchiello “un fatto d’arme” che è rimasto nella storia della Resistenza come la “battaglia di Monticchiello”.
Un gruppo di settanta partigiani respinse e mise in fuga 450 militi della guardia repubblicana costituita dopo l’8 settembre e coloro che di quell’episodio furono testimoni e compartecipi, hanno deciso di portarlo in piazza sotto forma di rappresentazione teatrale.
I personaggi sono stati ricostruiti sulla scorta di conoscenze dirette, di testimonianze dei medesimi e di tutta una documentazione ufficiale, cercando di mettere in evidenza i valori umani e ideali, l’ambiente storico e naturale e l’atmosfera di quell’intenso periodo, evidenziando momenti e indizi di una futura pacificazione degli animi.
Il dramma inizia e termina con la rievocazione della lunga e terribile notte degli abitanti di Monticchiello, messi al muro dai tedeschi sopraggiunti e sospesi per alcune ore all’incertezza di una sentenza che sembrava dover essere capitale, fino a che una somma di motivi tuttora ignoti e con il tramite di una generosa signora tedesca che qui abitava da tempo, produssero uno di quei miracolosi mutamenti di animo che spesso trasformano gli incubi nella lieta realtà di una liberazione inattesa.
Due flash- back centrali, primo e secondo atto, rievocano la notte della vigilia, la vita pericolosa dei partigiani, i preparativi della battaglia, quindi lo svolgimento di questa: dinanzi alle preponderanti forze avversarie i patrioti realizzarono un’abile mossa tattica che portò all’occupazione del paese e quindi alla vittoria.
Gli attori, alcuni ancora memori di quella vicenda, e altri consapevoli di essa avendola recepita nella loro infanzia da una ormai radicata tradizione orale, interpretano, con commovente aderenza ed efficace semplicità, le figure dei protagonisti di un avvenimento che non deve essere dimenticato.
È il primo degli autodrammi con cui il “teatro povero” inizia il ciclo.